(fonte: di Fulvio Rota, “La pedagogiamusicale secondo Giordano Bianchi” in “Educazione col suono e con la musica” Editrice Essegiemme, 1993 Milano)
Giordano Bianchi è insegnante musicista e musicoterapeuta, fondatore di un sistema pedagogico musicale e figura che ha saputo e sa fare musica con bambini ed educatori.
Attraverso una lunghissima esperienza con allievi normodotati e svantaggiati, il metodo è impostato su un itinerario musicale di base che può essere utilizzato in due direzioni:
- proponendo attività di educazione al suono ed alla musica di tipo animativo e creativo, rivolto ai bambini in età prescolare e scolare, in una prospettiva formativa e preventiva attenente anche all’integrazione partecipativa di soggetti portatori di handicap;
- praticando programmi rieducativi che partendo dal codice sonoro-musicale puntano ad un’attivazione e ad un recupero funzionale di bambini e ragazzi svantaggiati, in diverse aree dello sviluppo mentale.
Si tratta dunque di un approccio basato su criteri di globalità e interdisciplinarità, che pur privilegiando il linguaggio sonoro e i suoi codici, si proietta costantemente su altre aree dell’apprendimento: quella ludico-espressiva, quella psicomotoria, quella verbale e logico matematica.
Tale metodo è il frutto, con successive rivisitazioni ed integrazioni da parte del fondatore, delle proposte per una nuova educazione musicale di base, fatte da Dalcroze, Orff, Kodaly, Willems (ecc), ed anche in questo metodo troviamo il principio della piena operatività del bambino in tutte le sue esperienze uditivo-musicali: percezione, manipolazione, selezione, registrazione, analisi, produzione e notazione.
Nel suo metodo, Giordano Bianchi, associa la parte ritmo-musicale ad un’esperienza di vissuto corporeo, praticata gioiosamente e tendente alla coordinazione funzionale.
Il bambino, grazie ad un andamento ritmico del movimento e ad una percezione gestalica della durata, facilita l’elaborazione di quei processi psicomotori basati su un progetto d’azione.
Corpo, movimento e tempo sono categorie indipendenti, rispetto alle quali il ritmo percepito, interpretato corporalmente, riprodotto e reinventato musicalmente svolge una funzione di “organizzatore psichico”, sia sul piano motorio che su quello espressivo.
Si rilevano due perni principali di questa metodologia:
- legame tra suono e gestualità;
- legame tra movimento organizzato e suoni.
Il suono viene sempre messo in relazione al gesto: percussione e sfregamento sono le tappe di percorsi di scoperta, di manipolazione, di organizzazione dei suoni, secondo un procedimento che, partendo da un livello di massima semplicità e informalità guida il bambino verso risultati più complessi e formalizzati.
D’altra parte il gesto è sempre potenzialmente suono, inteso, in questo caso, come azione strumentale oppure come vettore di comunicazione con altri bambini ed, il movimento e l’esecuzione, sono sempre al centro dell’attenzione e dell’intenzione educativa.
Il gesto divenuto così simbolico, segna i vari percorsi del suono (acuto, grave, lungo, corto, ecc) trasformandosi successivamente anche in materiale grafico che, subendo diverse trasformazioni, arriva a diventare segno musicale; in questo modo si andranno a rinforzare i rapporti stabiliti tra schemi-motori-musicali e schemi mentali.
Per quel che riguarda il secondo punto (precedentemente citato) riguardante la metodologia Bianchi, possiamo dire che, il linguaggio musicale, codificato dal bambino in base alle sue possibilità, diviene un territorio che aiuta a comprendere alcune procedure di trasformazione del pensiero atte a costruire nuove mappe cognitive come, ad esempio, la trasformazione del suono-gesto intesa come invenzione creativa di nuove formule sonore.
Il territorio musicale diviene il ricettacolo di piste esplorative dove tutto può cambiare ed essere contemporaneamente tenuto in memoria.
Suono e movimento si coniugano allora con ritmo, tempo e spazio e l’esperienza musicale arriva ad attivare e sviluppare alcune capacità di base di tipo psicomotorio (schema corporeo) e cognitivo (attenzione, percezione cognitiva e discriminativa).
La metodologia fin qui illustrata è basata quindi su delle “codificazioni” reciproche tra informazioni uditive, motorie, visive tattili e cinestetiche; tramite continui passaggi dal movimento al suono e al segno, l’attività musicale appare come un’opportunità per il bambino di procedere a semplici trasformazioni fra i differenti codici: quello sonoro, quello gestuale, quello grafico e quello verbale; essa punta, così direttamente, alla promozione e al rinforzo dei processi cognitivi elementari del bambino e propone l’esperienza musicale come un vero e proprio “organizzatore mentale”.
(fonte: di Fulvio Rota, “La pedagogiamusicale secondo Giordano Bianchi” in “Educazione col suono e con la musica” Editrice Essegiemme, 1993 Milano – su concessione C.E.M.B. Centro Educazione Musicale di Base – via Porpora n° 11 – 20131 Milano Tel. 02/26111993 – Fax 02/26144814)