di Paola Anselmi
in pubblicazione sul n°2 della rivista
dell’Associazione Project Learning – formazione e ricerca
“Ma non sarà troppo piccolo?“: una domanda che a volte (spesso prima di vivere l’esperienza diretta) mi sento rivolgere dalle mamme dei piccoli di pochi mesi che incontro da quando ho cominciato a insegnare musica seguendo la teoria di apprendimento del ricercatore americano Edwin E. Gordon* dedicata alla primissima infanzia (da 0 a 36 mesi). Non che non sia una domanda legittima: i neonati ci sembrano a volte creature così fragili e indifese da tentare di difenderli anche da splendide quanto naturali opportunità che così tanto potrebbero esser loro utili nel lungo cammino di crescita che li aspetta.
La psicologa Asha Phillips ben sintetizza il pensiero di molti nell’introduzione del suo libro “I no che aiutano a crescere” “….per molto tempo si é pensato che i neonati non siano persone “vere e proprie”, ma piccole creature che si limitano a mangiare e dormire e di tanto in tanto…giocano. La moderna ricerca ha dimostrato che i neonati e i bambini molto piccoli sono individui straordinariamente sofisticati…”.
In realtà é proprio nei primissimi anni di vita che l’altissimo numero di connessioni sinaptiche presenti nel cervello dà la possibilità al bambino di avere un’ampissimo spazio di apprendimento: l’apprendimento naturale, che asseconda le potenzialità attitudinali con cui ognuno di noi nasce.
Proprio sulla naturalezza del processo di apprendimento del linguaggio verbale si fonda la teoria per la musica di E.E. Gordon, che per quasi quarant’anni ha osservato i neonati e i bambini molto piccoli in ambienti quotidiani, familiari e scolastici. Dalla nascita i bambini vengono immersi in un mondo ‘verbale’, denso di sollecitazioni linguistiche: nessuno di noi si aspetta che comprendano o rispondano. La contraddizione della mamma che si chiede se “il bimbo non é troppo piccolo” é proprio in questa fase: lei infatti parla a suo figlio in maniera sintatticamente corretta, esprimendo anche concetti complessi. In tal modo lo sta aiutando a imparare non solo a parlare ma a comunicare. Durante il percorso di crescita il bimbo elabora tutti gli stimoli linguistici intorno a lui per costruire il linguaggio verbale e imparare a comunicare, passando attraverso più fasi: da un lungo periodo di assorbimento alla lallazione spontanea, dalla scelta di semplici parole che focalizzano un’intera frase alla costruzione di frasi vere e proprie, fino alla capacità di esprimere attraverso il linguaggio concetti, idee, bisogni…., forte dell’ampiezza del vocabolario che ha costruito dentro di sé semplicemente ‘sentendo’ le persone parlare intorno a lui.
Nello stesso modo varietà, ripetizione e complessità degli stimoli daranno l’opportunità al piccolo individuo di costruire e ampliare il suo vocabolario musicale.
Purtroppo, nel nostro paese, il panorama degli stimoli musicali negli ambienti frequentati dai bambini è spesso ancora povero di varietà: la maggior parte di canzoncine, filastrocche e ninne nanne sono nella stessa tonalità (maggiore) e nello stesso metro (binario). Questo fa si che il bambino non riesca ad applicare un passo fondamentale dell’apprendimento: imparare dalle differenze. Tanti più stimoli diversi avrà l’opportunità di vivere, tanto più affinerà la sua capacità discriminatoria, avendo a disposizione la possibilità di paragonare. Un esperienza vissuta in una scuola americana sottolinea questa affermazione: i bambini di tre diverse classi sono stati stimolati musicalmente dalla nascita ai tre anni, il primo gruppo solo con il modo maggiore, il secondo gruppo con i modi maggiore e minore, il terzo con maggiore, minore, dorico e misolidio. Alla fine dell’esperienza la classe che meglio conosceva il modo maggiore era la terza, quella stimolata con più varietà di modi, nella quale i bambini avevano potuto riconoscere la differenza tra il maggiore e gli altri modi, potenziando così l’apprendimento del maggiore stesso.
La sollecitazione dei bambini con ampia varietà di metri e modi viene applicata nella metodologia gordoniana attraverso la presentazione di “modelli”. Gli insegnanti agiscono come ‘genitori musicali’ all’interno della classe cantando, recitando ritmi e muovendosi in modo fluente in una atmosfera di grande comunicazione. Ai bambini non viene chiesto di ‘fare’ ma di ‘sentire e di essere’, nel rispetto dei tempi, dei modi e dell’individualità di ciascuno. Superato lo stadio di assorbimento, in cui il bambino ‘ sente’ (a volte letteralmente incantato) ciò che succede musicalmente intorno a lui, lui e solo lui deciderà di entrare negli stadi successivi, cominciando a interagire con gli insegnanti che prenderanno e rafforzeranno le sue risposte musicali, sino a una vera e propria fase di imitazione.
Di fondamentale importanza risulta la presenza degli adulti (genitori o nonni o persone che hanno un forte rapporto affettivo con il bambino), che partecipano in modo attivo alle classi, rafforzando i ‘modelli’ degli insegnanti, sempre nel rispetto delle attitudini e delle possibilità di ognuno.
L’insieme di tutte queste ‘applicazioni’ viene chiamato da Gordon GUIDA INFORMALE.
Uno degli aspetti innovativi di questa metodologia é il concetto dell’audiation o pensiero musicale, il bambino viene stimolato a ‘sentire’ dentro di sé il suono non fisicamente presente nel luogo, acquisendo più tardi la capacità di esprimerlo, sempre in momenti diversi e a volte scegliendo di farlo fuori dall’ambiente della lezione. A questo proposito acquista una grandissima importanza il ‘silenzio’: la possibilità per il bambino di trasformare uno stimolo in passo di apprendimento. L’errore in cui spesso si può incorrere è, infatti’ la paura di perdere l’attenzione dei bambini, rischiando così di dare luogo a una ipersollecitazione assolutamente inutile e anzi a volte dannosa.
Procedendo su questo cammino sarà naturale il passaggio alla terza fase dell’assimilazione (perfetto coordinamento tra respiro, movimento, intonazione e ritmo)e l’arrivo alla formalizzazione e codificazione (scrittura e lettura) di concetti e notizie che il bambino ha già in se, proprio come nel percorso del linguaggio verbale per un bambino non rappresenta un problema cominciare a scrivere e a leggere parole e concetti di cui già ben conosce il significato.
Tutto questo non vuole essere un modo per creare tanti ‘prodigi musicali’, tutt’altro: proprio perché é importante intervenire nell’apprendimento quando le potenzialità e le attitudini sono maggiori, tutto questo significa regalare ai bambini una grande opportunità per fare della musica quello che é: non necessariamente una professione, o una passione ma uno straordinario mezzo di comunicazione e di espressione: per chi la suona o canta e per chi la ascolta.
Paola Anselmi
*Edwin Gordon, A Music Learning Theory for Newborn and Young Children, 1997 Chicago, GIA Pubblications.
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PAOLA ANSELMI
… pianista e clavicembalista, si è specializzata nella didattica per la prima infanzia negli Stati Uniti seguendo il workshop Music in Early Childood presso la Temple University di Philadelphia, il Mastership in Early Childood presso il Gordon institute for Music Learning nella Columbia University in South Carolina, e un ciclo di seminari su La Teoria dell’apprendimento musicale e l’attitudine musicale in fase di sviluppo e di stabilizzazione presso l’Università Autonoma di Barcellona. Ha seguito inoltre corsi di specializzazione e aggiornamento dedicati alla didattica clavicembalistica, pianistica, e alla didattica per bambini (Corso biennale di Didattica Pianistica tenuto dal M° Walter Fischetti, Corso di Didattica musicale Metodologia e Pratica dell’ Orff-Schulwerk diretto da Giovanni Piazza). Dal 1991 insegna pianoforte per bambini presso la Scuola Popolare di Musica di Donna Olimpia di Roma ed è docente e coordinatore dei corsi di “Musica in culla” (da 0 a 3 anni). Presidente dell’Associazione internazionale “Musica in culla – music in crib” che coinvolge una rete di Scuole italiane e spagnole e coordinatore delle attività avviate ormai da 16 anni negli Asili Nido pubblici di Roma, dal 1999 lavora nell’ambito della formazione e dell’aggiornamento per insegnanti e operatori musicali per la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia, la Regione Lazio, il Ministero della Pubblica Istruzione, l’XI Dipartimento delle Politiche Educative, il Centro didattico di Fiesole, il Centro Artiterapie di Varedo (MI) i Comuni di Rieti, Terni, Firenze, Macerata, Modena, tenendo seminari e Corsi di Formazione biennali ; per l’Ospedale Meyer di Firenze, oltre che per molte Associazioni e Scuole professionali di formazione di tutta Italia. Ha tenuto master e workshop nell’ambito dei Corsi di Didattica nei Conservatori di Bolzano, Roma, Lecce, Trento e nelle Università di Bolzano e Bressanone. Da 11 anni porta avanti uno scambio di attività didattico – formative tenendo workshop e classi per i bambini israeliani e palestinesi a Tel Aviv, Gerusalemme, Bethlemme e Ramallah, nell’ambito del Progetto “Note di pace” promosso dal Comune di Roma.
E’ fondatrice del gruppo ‘Musicullanti’, che organizza da anni Concerti interattivi per la primissima infanzia, in una formula originale creata dal gruppo stesso.
Ha pubblicato articoli sia di carattere storico nell’ambito clavicembalistico, che di carattere didattico su riviste e libri specializzati del settore; ha pubblicato nel 2004, assieme ad altri autori, il libro Musicoterapia e Gravidanza edito da IL MINOTAURO e curato per la Collana OSI gli atti del convegno “Linguaggi espressivi nella prima Infanzia”. Sempre per la collana OSI ha pubblicato il libro di didattica applicata “Pongo musicale, idee musicali da modellare per i bambini piccolissimi” e il CD ‘Ba ba settete: giochi di musica per bambini da 0 a 6 anni’, in collaborazione con Ines Melpa e Ugo Valentini.
Dal 2014 è il rappresentante per l’Italia del team ‘Musichild – progetto Erasmus plus’, che coinvolge paesi dell’aria del Mediterraneo per la ricerca di nuovi approcci educativi musicali interculturali nella prima infanzia nei 4 paesi coinvolti (Italia, Spagna, Cipro, Grecia).