Perché l’esplorazione?
Tutti i genitori, tutti gli educatori sanno che i bambini producono suoni, con evidente piacere, prima con la voce, poi con tutti gli oggetti che capitano loro tra le mani.
E’ così che verso il primo anno amano i cigolii, gli sfregamenti e possono trascorrere parecchi minuti a sfregare con un cucchiaio su un calorifero o a trascinare una sedia sul pavimento ottenendo delle modulazioni sonore che i genitori non apprezzano sempre nel loro giusto valore.
Non tutti i genitori sanno che questi comportamenti sono già una forma di invenzione musicale. In genere si è studiato l’attività senso-motoria del bambino dal punto di vista dello sviluppo psicomotorio o dell’intelligenza pratica, o nell’ottica della comunicazione se si tratta delle prime vocalizzazioni, ma molto poco come una forma di attività musicale.
Tuttavia queste esplorazioni che osserviamo possono essere considerate come l’avvio di comportamenti musicali per almeno tre ragioni. Anzitutto perché padroneggiare un gesto per ottenere una certa qualità di suono è il lavoro quotidiano di uno strumentista.
La musica, di solito, nasce dal gesto, da un gesto finemente controllato, regolato per “accomodamento”, adeguando l’articolazione della mano, il peso del braccio, la pressione dell’aria alla risposta meccanica dello strumento per ottenere quella particolare sonorità prescelta.
E’ proprio questo controllo senso-motorio che esercita il bambino quando trascina la sedia sul pavimento. Ma su questa esperienza senso-motoria si costruisce, per il bambino come per il violinista, un simbolismo del gesto e del movimento. Un suono è vigoroso o leggero, delicato o aggressivo, perché il gesto che l’ha prodotto possiede lo stesso carattere espressivo. Proprio per questo, il bambino acquisisce, nei primi anni di vita, un vocabolario di equivalenze tra la gestualità e la vita affettiva.
E’ sulla base di questa esperienza che per lui una frase musicale sarà leggera, delicata o vigorosa. Infine, l’esplorazione è uno fondamenti dell’invenzione. Dal primo anno di vita, l’attività senso-motoria dà luogo a delle “reazioni circolari”: se il bambino produce per caso un suono che lo sorprende o lo interessa, ha la tendenza a ripetere il gesto che lo produce dieci o venti volte. All’età di otto mesi è anche capace di modificare leggermente il gesto per ottenere un ventaglio di suoni leggermente differenti. Non esplora più l’oggetto materiale che produce rumore, ma piuttosto questa varietà di espressioni sonore. La sua attenzione si è spostata dall’oggetto al risultato sonoro e alle sue variazioni.
Per noi musicisti, questo passaggio è fondamentale.
Se spogliamo degli aspetti tecnici e culturali le strategie della creazione musicale troviamo che il cuore dell’invenzione è proprio questo stessa condotta psicologica: una trovata sonora è uscita, un po’ per caso, dalla fantasia o è nata sotto le dita, e coglie l’interesse del musicista tanto che egli ha piacere a ripeterla facendone delle variazioni. E’ quello che chiamiamo una “idea musicale” – può trattarsi di un tema, di un motivo ritmico, uno slancio dinamico, una miscela di suoni…- e l’arte di scoprirne tutte le sfaccettature si chiama sviluppo. Scegliere, nel corso dell’esplorazione, una trovata sonora e svilupparla attraverso variazioni è una condotta che appare nel bambino prima di un anno. Il gioco senso-motorio, le reazioni circolari e l’esplorazione sonora che ne risultano sono dei comportamenti spontanei, nel senso che non c’è bisogno dell’intervento di genitori o di educatori perché si manifestino.
Ma l’esplorazione sonora può essere scoraggiata, o al contrario, arricchita se le condizioni, i materiali, l’atteggiamento degli adulti la favorisce.
Come fare?
Quali sono i fattori di rinforzo?
Come si sviluppano i comportamenti di esplorazione?
Queste sono le domande che ci poniamo, questo è l’oggetto della nostra ricerca.
Non ci avventuriamo su un terreno completamente sconosciuto. Come capita spesso nel campo della ricerca, si tratta di conoscere meglio qualcosa che si conosce già, ma male. Oltre ai genitori che vedono e ascoltano quotidianamente i loro bambini, noi abbiamo in due riprese sviluppato delle campagne d’osservazione sistematica del comportamento di esplorazione sonora nell’asilo nido.
Una volta a Parigi, con Jean-Luc Jéréquel, dal 1983 al 1985 (se ne possono trovare delle tracce su Bambini anno IV, n.1, gennaio 1998) e poi a Firenze, con Marco Geronimi, nel 1991 e nel 1992.
Queste due campagne hanno fornito un corpus di osservazioni estremamente ricco, da cui si potrebbe già concludere (non rilevando che i punti essenziali): – che effettivamente, a partire dai sei mesi, un bambino messo davanti a uno strumento musicale e lasciato solo si dedica, in un rilevante numero di situazioni, a esplorazioni di parecchi minuti, – che effettivamente, come si poteva immaginare, il suono è un fattore di rinforzo essenziale (un tamburello dai suoni sordi non interessa per molto tempo i bambini), – che la presenza o assenza di un adulto è una variabile importante di cui bisogna conoscere meglio gli effetti.
Indicazioni bibliografiche.
Per un approfondimento delle tematiche trattate in questo dossier si possono consultare:
F.Delalande, Le condotte musicali, a cura di G. Guardabasso e L..Marconi, Bologna, CLUEB, 1993
F.Delalande, La musica è un gioco da bambini, edizione italiana a cura di M. Disoteo, Milano, Franco Angeli, 2001. (N.d.C.)